mercoledì 14 maggio 2008

GIUSTIZIA




Rimbomba l'eco del dolore
come campane nella mia
testa, sento le voci
di angeli perduti che
gridano dentro me.

Ho le mani legate
ed a stento tengo
la mia lingua a freno,
leggi infami che liberano
aguzzini trascinando nel
fango il dolore di chi
su di me ha versato la
speranza di giustizia.

Sono al massimo cospetto
ma lei rimane bendata al
mio verdetto, non ha pietà
perché non vede la verità,
non ha sulle sue mani il sangue
di un amico, di chi ha donato
la vita per un ideale.

Non riesco a piangere
ed il dolore impazza,
mi uccide lentamente,
non indietreggio e continuo,
mi guardo le mani che bruciano
ancora di quel sangue,
che nutre ancora la mia
forza.

Sento quella spada avida
di giustizia che fende
l'aria, che cerca ancora
dove affondare la sua
sete, mi piego al suo
volere ma non chiudo le
mie ali.




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